Sono passati due mesi circa dall’uscita di C’Mon You Know, terza fatica da solista del nostro RKid e non avevo ancora trovato il coraggio di scrivere qualcosa. Non perché non sia piaciuto, per la carità, ma perché ancora oggi facci fatica a credere che sia un album di Liam Gallagher.

Ma il problema è mio: non riesco a rendermi conto che la carriera del nostro ormai – e giustamente – si sta sempre più allontanando dal suo passato. C’Mon You Know lo dimostra in pieno: un occhio al britpop ma con le braccia aperte a ritmi variegati in precedenza solo accennati.
C’Mon You Know, non è il disco che contiene pezzi da cantare sotto la doccia a squarciagola e non è certo un prodotto “paraculo” studiato a tavolino per scalare le vette delle classifica di vendita. Tuttavia è un “diamante nell’oscurità”, cioè un prodotto speciale anche per chi, fino ad ora, ha pensato che il suo cambio di rotta sia stato un salto nel buio. Insomma è bellissimo album da mettere su quando si è in compagnia o quando si fa un bel viaggio. Ovvio che i richiami alla formazione musicale di Liam sono sempre evidenti, come è evidente l’amore incondizionato per Lennon, ma in questo disco c’è un certo distacco dall’etichetta “Ex-Oasis” e lo si evince dal fatto che manca tutto quel rancore, quella cattiveria, quell’odio verso i detrattori, precedentemente dimostrata. Tutti sentimenti che si sono trasformati in voglia di rivalsa e in sete di identità personale.
Per i nostalgici questo non sarà certo l’album più bello della carriera di Liam, tuttavia alla sua età, dobbiamo concedergli il diritto di essere così “grande” da poter scegliere dove andare. E se questa sua svolta sarà definitiva, non dobbiamo rimpiangere i tempi che furono, perché quelli sono rimasti e, corde vocali permettendo, lo sa anche lui!
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